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Sindrome Paranoide - Luigi Montuoro | Photography

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Progetti

Realizzazione anno 2011     


“Sindrome Paranoide”: (B.A.?.)   


Unica colpa essere nato con un cognome che per motivi di “stato” non poteva avere …




Benito Albino fin da piccolo aveva dovuto subire separazioni dai suoi familiari. Non poté mai conoscere direttamente il padre Mussolini e fu strappato all’affetto materno in quanto la mamma era stata prima confinata e poi rinchiusa in un manicomio a Pergine. A soli dieci anni fu allontanato brutalmente dai nonni materni e dalla zia e inserito in un istituto. Anche la ragazza di cui si era innamorato quando aveva 18 anni, fu costretta, minacciata dal regime, ad abbandonarlo. Infine, il suo tutore, dietro ordini superiori, lo fece internare in manicomio.  Aveva 19 anni e risulta che si sia presentato volontariamente per farsi curare. In realtà non aveva il requisito fondamentale per farlo, visto che all’epoca la maggiore età si raggiungeva a 21 anni!  La diagnosi fatta al manicomio di Mombello fu : “Sindrome Paranoide”. Ci si chiede come potesse sentirsi un ragazzo che fin da piccolo era stato controllato a vista, perseguitato e allontanato dalla famiglia. Non fu un caso che ancor prima di avere raggiunto la maggiore età egli fosse stato dichiarato completamente infermo. Non poté così mai più avvalersi del diritto di avere il cognome del padre, visto che gli era stato cambiato in quello del tutore, Bernardi. Con il passare degli anni, vivendo in questa condizione angosciante, senza via d’uscita, finì lentamente nel baratro della  disperazione e fu per lui sempre più difficile rimanere lucido.  Fece un tentativo di evasione che durò pochissimo.       

Questa situazione lo fece cadere in un tunnel senza via di uscita, e a furia di imitare le gestualità del padre, probabilmente a un certo punto colse sul suo viso le stesse sembianze   e cominciò a provocarsi profonde ferite sul volto.   Gli furono fatte delle cure molto pesanti ed ovviamente inutili. Ad un certo punto un medico chiese l’autorizzazione a Mussolini di praticare una cura che prevedeva l’uso dell’insulina. Gli furono iniettate in due mesi 30 punture di insulina, che lo fecero andare in coma per 9 volte.  Morì per “marasma” termine che indica un deperimento fisico che porta allo stremo. Alla fine pesava la metà rispetto a quando era entrato. Fu seppellito nel cimitero comunale di Limbiate, in una fossa comune riservata ai malati del manicomio di Mombello nell’agosto del 1942 a soli 26 anni.



 
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